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GIUSEPPINA ZAPPELLA, si interessa da molti anni di storia del libro, iconologia, bibliografia e bibliologia.
E’ autrice di numerose pubblicazioni (oltre 150) tra repertori, manuali, trattati, dizionari enciclopedici, monografie, saggi, articoli e contributi vari; direttrice di collane e dizionari; consulente scientifica di progetti catalografici.
E’ stata vicedirettrice della Biblioteca Universitaria di Napoli e direttore di biblioteca presso la Soprintendenza Speciale al Polo Museale di Napoli.
Così la presenta Romeo De Maio nella Premessa al vol.II di IRIDE (Milano, 1993):
Se Tammaro De Marinis e Lamberto Donati, miei maestri in bibliografia, avessero avuto un tempo di vita da poter leggere le opere di Giuseppina Zappella, me le avrebbero indicate come esemplari. De Marinis anzi pagina dopo pagina avrebbe riempito la casa di urla gioiose, come sempre per le cose che lo stupivano. Non ho la stessa abitudine, ma esco dalla lettura con la solida persuasione che la testa della Zappella non è quella dei bibliotecari illustri e inerti, come Rimbaud e Nodier, ma deve essere riferita a Callimaco. E’ la testa di un filologo.
Senza il fondamento del suo sapere classico sfuggirebbe la spiegazione dei suoi monumenti. Che sono infatti i grandi volumi del Ritratto nel libro italiano del Cinquecento, delle Marche tipografiche, il dizionario Iride, in corso, sui simboli figurati, se non monumenti filologici? Filologici nel duplice senso di documentazione critico letteraria e di regole per cogliere o le fonti -
Rilevate per l’uso del greco al fine di chiarire la bibliografia rinascimentale, come colleghi Platone a Schelling e questi a Coleridge sulla parola tautegorica e come la distingua da mimesis fantastiké oppure come percepisca che i due satiri, che nella marca di Giovanni Rossi esortano a collegarsi col dio provvidente, costituiscano un evento nella cultura mitologica, un hapax legomenon. E lo sono anche le sirene che invece di insidiare l’uomo con il canto fallace lo avviano alla sapienza. E quale sia la concentrazione e l’apertura mentale della Zappella è dimostrato dalle apparenti divagazioni, per esempio quando cita la scultura di Andrea Riccio. L’Umanesimo vincitore della morte sul sepolcro di Marcantonio della Torre, amico di Leonardo, ora al Louvre. A me studioso del Rinascimento, questo richiamo e gli altri simili comunicano nuove ipotesi di ricerca. E appunto l’ipotesi filologica sempre vivifica nella Zappella l’esperienza aperta dalla fantasia, corroborata dall’analogia, verificata sui testi. L’ipotesi è anche umiltà etica, ed etica è la necessità del sapere tecnico per la scienza professionale, a cui ella si dedica. Il bibliotecario provvido e il bibliografo scienziato è acuto filologo, ma anche vasto erudito, esperto tecnico, catalogatore metodico, insomma un biblioteconomo.
E infatti chi percorre “i giorni e le opere” della Zappella, avverte un senso di rassicuramento per la sua competenza : osservate come affronti i problemi del formato nella descrizione del libro antico, attraverso le plicature del foglio di forma, i filoni, le vergelle, la filigrana. E inoltre non troverete mai un cedimento lessicale, anche quando ella entra in campi insidiosi, come l’etimologia, l’araldica, la zoologia, la botanica, l’alchimia. E osservate anche con quale perizia si muova fra le intricate reti della codicologia e fra le dispute intorno alla catalografia. Tutto questo è possibile perché fra le qualità etiche della Zappella c’è il coraggio antico e la disciplina del metodo come si può rilevare specialmente dall’ultima sua fatica sulla descrizione del libro antico (Biblioteche oggi, sett.1993).
E invero occorre coraggio immenso per prospettarsi la vita come umano servizio, produttrice di strumenti idonei alla ricerca storica e intellettuale, all’assetto del patrimonio librario, alla guida dello studioso. Quanti sapranno oltrepassare i confini delle forme apparenti e delle ingannevoli monotonie di queste opere per coglierne la fatica smisurata, la sapienza metodologica, gli apporti singolari?
Se non avessi conosciuto tutti gli altri suoi scritti, forse non avrei saputo misurare l’ambito e la sostanza di quest’ultimo monumento della Zappella. Vi ho appreso cose infinite e vi ho concepito pensieri nuovi sul farsi della cultura. Provate anche voi a soffermarvi durante il percorso delle immagini, alcune sorprendenti, e dei testi di questa stimolantissima bibliografia ideologica, che è l’enciclopedia Iride sulle voci ala, albero, Alcesti, alfabeto. Troverete che la scienza bibliografica è strada per l’unità del sapere, una sorta di epistemologia dell’arte umile e forse troverete congrue, non euforiche, le mie riflessioni su Giuseppina Zappella.